Pignoramenti, ecco come agirà Equitalia
Nessun azione sui conti correnti di pensionati e lavoratori dipendenti con entrate mensili inferiori ai 5mila euro
In un momento di crisi profonda e di bilanci familiari sull’orlo del collasso arriva come una vera manna dal cielo la decisione di Equitalia di rivedere il proprio atteggiamento riguardo al tema dei pignoramenti dei conti correnti . Una scelta fatta in piena autonomia dall’ente di riscossione per cercare di ovviare ad un problema creato da leggi dello Stato che ancora una volta sembrano agire in totale contraddizione con la vita reale dei contribuenti. Si è infatti prodotto il paradosso per cui, la stessa Equitalia, si sarebbe potuta ritrovare a pignorare dei conti correnti sui quali pensionati e lavoratori dipendenti, in base alle nuove norme sui contanti, ricevono mensilmente tutta la propria pensione o tutto il proprio stipendio. Insomma, sarebbe stato un po’ come pignorare la forma stessa di sostentamento di migliaia di nuclei familiari. Una situazione a cui Equitalia ha voluto precipitosamente porre rimedio ancora prima che il problema esplodesse e in attesa che il Parlamento ovviamente provveda a sanare con nuove norme il disagio che si è venuto a creare.
Pignoramenti, ecco come funziona
Attualmente la legge permette a Equitalia, come a qualsiasi altro privato cittadino d’altronde, di chiedere il pignoramento di un conto corrente nel caso si debba rientrare di un proprio credito. Per evitare però di mettere le mani su conti correnti che costituiscono, come accennato, la fonte stessa di sopravvivenza di migliaia di famiglie, d’ora in poi è stata prevista, con una nota interna specifica, che i funzionari di Equitalia si comportino diversamente. In caso di pensionati e lavoratori dipendenti scatterà in prima battuta il pignoramento della pensione o dello stipendio, che opera alla fonte, ossia in capo all’ente previdenziale che elargisce la pensione o al datore di lavoro che paga lo stipendio.
Questi ultimi soggetti dovranno procedere dunque al pignoramento e nel caso si sia di fronte ad una quota pignorata inferiore a un quinto, vorrà dire, come previsto dalla legge, che l’entità di pensioni o stipendi in causa saranno inferiori ai 5mila euro al mese. Ebbene, in questi casi non potrà mai scattare il pignoramento del conto corrente del soggetto in questione. Per cifre superiori invece ai 5mila euro, si valuterà caso per caso, anche se in questi frangenti l’opzione del pignoramento del conto corrente rimane comunque in campo.
Stipendi e pensioni
E’ bene ricordare inoltre che per pignoramenti di stipendi e pensioni che operano alla fonte, rimangono in vigore i limiti finora previsti dalla legge. Per cifre che vanno fino a 2.500 euro al mese è possibile pignorare un quota pari a un decimo. Per somme tra i 2.500 e i 5mila euro si può arrivare fino a un settimo. Mentre per pensioni e stipendi superiori ai 5mila euro la quota di pignoramento può arrivare fino a un quinto, come già più sopra accennato. Questi valori, come detto, rimangono in vigore.
Quello che viene introdotta come novità invece è, come detto, la salvaguardia dei conti correnti dei soggetti più deboli, che in questo caso avrebbero potuto subire effetti devastanti da leggi contraddittorie. Rimane l’urgenza assoluta, posta con grande correttezza da Equitali, di trovare una soluzione legislativa che ponga rimedio ad una situazione intollerabile, la cui momentanea sospensione, è bene ribadirlo, si deve unicamente ad una azione unilaterale di Equitalia stessa. Insomma, questa volta, quel fisco dal volto più umano tanto auspicato da tutti, sembra essersi davvero materializzato.
tratto da Panorama.it